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The Köln Concert part I: Keith Jarrett e il mio caro diario

Storia di "The Köln Concert" di Keith Jarrett
Anno 1975, Keith Jarrett registra The Köln Concert al Teatro dell'Opera di Colonia, uno dei più famosi dischi di jazz. Un piano solo che venderà circa 3 milioni e mezzo di copie e che non sarebbe mai dovuto esistere, dato che il pianoforte preparato per l'occasione non era quello richiesto e i pedali di risonanza sfondati. Jarrett arrivava da Zurigo, stanco e afflitto da mal di schiena dopo cinque ore di viaggio. Trovato il piano in oggetto non la prese proprio bene (sembra che concluse la propria invettiva con la frase "ma chi credete di prendere per il ....?"). Vera Brandes, l'attendente poco più che ventenne, resta inizialmente impietrita di fronte alla furia del giovane musicista che ha già suonato tra gli altri con i Messengers di Art Blakey e col gruppo di Miles Davis insieme a Jack DeJohnette che in seguito avrebbe dato vita a uno dei trio più famosi della storia del jazz (insieme a Gary Peacock, leggi qui). Vera, però, non si perde d'animo e, sebbene con la morte nel cuore, ordina ai tecnici del suono di accordare al meglio il Bösendorfer baby grand da 155 cm (invece dell’Imperial grand piano originariamente richiesto da Jarrett). Keith Jarrett sale sul palco, sebbene con la schiena a pezzi, sorretto dagli antidolorifici. La registrazione dal vivo riproduce all'inizio del concerto la risata di qualche sconosciuto che riconosce nelle prime note una melodia dell'opera di Colonia, che avvisava gli spettatori dell'inizio dello spettacolo. Imperfezione, sopra imperfezione per giungere al suo opposto. Il concerto è interamente improvvisato da Jarrett tanto da non volere inizialmente che ne fosse resa trascrizione, cosa che poi avvenne sotto il suo stesso controllo.
Le parti e le edizioni di "The Köln Concert" di Keith Jarrett
24 gennaio 1975. Wikipedia, nel resoconto dell'anno, inserisce l'incisione del concerto insieme agli eventi significativi al pari della fondazione di Microsoft o della riapertura del Canale di Suez. Da qualche tempo Keith Jarrett aveva avviato una fortunata collaborazione con il produttore discografico tedesco Manfred Eicher, fondatore della storica etichetta ECM con cui il concerto fu inciso. Si tratta di una sorta di flusso di coscienza che sgorga spontaneo. Un’avventura dalla durata complessiva di circa un’ora; il concerto si compone di 4 parti o, meglio, di due parti e quattro sezioni (part I, part IIa, part IIb, part IIc). Grazie all’ingegner Wieland, la registrazione fu migliorata per essere incisa. Il concerto fu dapprima edito su doppio vinile e distribuito nello stesso anno. La rivista Times, sempre nel 1975, premiò The Köln Concert con il Record of the Year Award. Nel 1990 l’ECM immise sul mercato la rimasterizzazione di The Köln Concert su un unico cd,
"The Köln Concert" part I di Keith Jarrett
Keith Jarrett inizia il concerto ascoltando lo strumento che sta suonando. Ne coglie i segnali, i limiti, la risata dello spettatore, il suo stesso disagio fisico che lo rende più fragile, l'ira trascorsa, il volto di Vera, i suoi occhi straniti di fronte alle accuse, il freddo pungente del gennaio '75 che lo ha accolto a Colonia. Le prime note sono una sorta di attesa, come di chi guardi alla vita senza un passato, talmente libero da lasciarsi conquistare. Essere soltanto qualcuno da qualche parte, in fondo è questo che la vita ci chiede. Tale fragilità feconda ed epica è, dunque, la cifra de The Köln Concert part I, è il carattere che inconsapevolmente mi restò impresso. Ha vissuto con me, sebbene lo ignorassi, come un biglietto in tasca.
"Caro Diario" di Nanni Moretti e "The Köln Concert" part I di Keith Jarrett
Quando vidi "Caro Diario" di Nanni Moretti nel '93, ne condivisi il bisogno inquieto di bellezza, l'ironia che si affranca dalla pervasiva mediocrità, l'altrettanto salutare distacco dalla massa indistinta e mi restò quel flusso di note che descriveva l'affettuoso, carnale e, al tempo stesso, spirituale omaggio a Pasolini. Il poeta che, come ogni vero poeta, fu verità fattasi carne e per questo vilipesa dal mondo, esattamente come il Cristo. La musica, lo celebrava nella vita e nel sacrificio pur non essendo nata per tale scopo. Celebrava la fragilità umana, l'esile respiro di noi tutti. Molti anni dopo mi imbattei nel disco The Köln Concert part I di Keith Jarrett, senza aver mai ricollegato, senza sapere. Finalmente conoscevo l'autore di quella musica in cui mi ero imbattuto anni prima e che ricordavo perfettamente come un profumo dell'infanzia o una memoria cara. Le coincidenze, i deja vu sono solo una presa di consapevolezza. Quelle note ormai sono, dunque, impresse nella mia coscienza ed io sono divenuto loro. Sono il bisogno insopprimibile di bellezza, nonostante la fragilità, nonostante il quotidiano che spesso vorrebbe noi tutti semplicemente mediocri e perduti. Quelle note sono il meglio di noi, sono meglio di così.
Non vi resta che ascoltare e riascoltare.
Besos
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