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Romanzi da non perdere: "Tutto quello che è un uomo" di David Szalay



Ho un problema, ne ho molti, ad esempio mi sottraggo alle classificazioni. Riorganizzo e definisco liberamente ricordi, cianfrusaglie o libri, quando non li lascio in mezzo al caos senza preoccuparmi di attribuire loro un criterio di appartenenza. Nel caso di "Tutto quello che è un uomo" (uscito nel 2017 per Adelphi), da wikipedia rubricato nel genere "racconti", lo colloco, invece, tra i "romanzi". Lo ritengo tale perché, nonostante l'autore utilizzi l'espediente narrativo di frammentare il racconto delle diverse età di un uomo nelle esistenze di più individui, esse restano legate da un nesso comune, Il legame consiste nella promessa stessa alla base del titolo, ovvero descrivere tutto quello che è un uomo nel corso della sua esistenza. Il punto è che, come rende evidente l'autore, David Szalay, nonostante esistano milioni di storie diverse, fondamentalmente l'esperienza umana è una. Perché allora gettare il suo splendido "Tutto quello che è un uomo" tra i racconti, nel cimitero degli elefanti dell'editoria (genere che storicamente vende assai poco)? Lo stesso David Szalay, è unità romanzesca, sebbene sia nato a Montreal, viva a Budapest e sia stato finalista con questo "romanzo" del Man Booker Prize a Londra (oltre ad aver vinto il Gordon Burn Prizel).


Secondo elemento che appartiene al mio capriccioso carattere, amo la capacità dell'autore nel saper cogliere in questo romanzo l'essenza, alludendo a degli accadimenti, più o meno significanti, senza concluderli. Ci siamo fracassati le scatole di un finalismo che conduca in porto qualsiasi esistenza. Ci siamo fracassati le scatole di cercare il dettaglio delle esistenze altrui o della nostra, convinti, come solo un occidente decrepito può, che la verità debba essere catturata alla stregua di una farfalla da infilzare. In realtà la spiegazione minuta la vilipende, la uccide o, nel migliore dei casi, la allontana. Occorre alludere, cercare nell'insignificante per trovare il significato, dannazione! David Szalay in "Tutto quello che è un uomo" carica sulle proprie spalle tale sensibilità. Lo fa per sé stesso e per noi tutti.


Terzo elemento la sua lingua piana è animata dalla grande sensibilità e comprensione dell'essere umano. Ti farò grazia di non citare Carver e la sua approssimazione letteraria quale virtuismo e resa simpatetica del pensato di ognuno di noi. Ti farò questa grazia non perché te la meriti, quanto perché mi sono stufato di leggerne a destra e a manca. Mi basta che tu lo sappia, perché l'autore adotta un procedimento simile e lo eleva a virtù e virtuosismo.


Quarto elemento ogni personaggio, anima della confederazione che ci governa (cito il caro vecchio Tabucchi dei miei giovanili amori) è precisamente connotato dal punto di vista economico. L'essere umano non è, ormai, più politico, quanto sedimentazione delle sue esperienze economiche, poiché vive ciò che può vivere e in ciò Pasolini aveva sempre avuto le idee chiare. Il Sommo affermava, infatti, che un personaggio non esiste qualora non si sappia in concreto come si guadagna da vivere.


Può, dunque, questo un romanzo cambiarti la vita? Può valere il tempo sottratto ai baci, a una passeggiata, ad una nuotata nel mare aperto o un negroni seduto in un bar in cui sia lecito chiedere il meglio? Sì, questo romanzo può essere effettivamente tutte queste cose, a patto tu abbia un cattivo carattere come il mio e che in questo logoro universo cerchi qualcosa che ti spinga un miglio più avanti, laddove la canea si è scoraggiata, attardata, laddove la bellezza approda e resta quei pochi istanti perché tu la scorga e comprenda che la vita è bellissima e che quella gente laggiù in fondo, alle tue spalle, non sa nemmanco di che stiamo parlando, nonostante l'argomento sia "Tutto quello che è un uomo".


Se ti è piaciuta questa recensione leggi anche il post Romanzi ispirati dal jazz oppure "Chiedi a Coltrane e altri romanzi invisibili in libreria" tenendo conto che "Chiedi a Coltrane" è il mio romanzo.


Un altro romanzo tra i più recenti molto amato è stato 4,3,2,1 di Paul Auster. Leggi qui la recensione.


Considera, infine, che sei approdato in un blog di libri e jazz. Se ti piace il jazz ti consiglio di leggere la serie di articoli dedicati a 10 dischi da conoscere assolutamente. Inizia da scoprire cosa hanno a che fare Bill Evans e Luciano Troja, rispettivamente con "Explorations" e "At Home with Zindars". Da qui in poi troverai tutti i link che ti serviranno.








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