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Playlist Jazz scandinavo contemporaneo


jazz scandinavo contemporaneo: jan garbarek
jazz scandinavo contemporaneo: jan garbarek

Prima di darti in pasto la mia playlist sul jazz scandinavo ne approfitto per una premessa. Difficile di un'area geografica, per limitata che sia, poter definire le comuni tendenze jazz. Si tratta di individui, artisti che spingono ognuno in una propria direzione. Oltretutto iscriversi più o meno consapevolmente a scuole di pensiero è spesso una scorciatoia, un ripiegare, invece, che avanzare con la scusa di riuscire a far sentire più alta la propria voce.


Iniziamo intanto dalla geografia. Non è corretto, infatti, chiamarlo jazz scandinavo dal momento che la penisola scandinava comprende esclusivamente Svezia, Norvegia e parte della Finlandia. Occorre, quindi, usare un improprio sinonimo "norden" (nord) che comprende anche Danimarca e Islanda, oltre ai territori autonomi delle isole Åland, le Isole Fær Øer e la Groenlandia.


Roba fredda, quindi, che vive al gelo, al chiuso (in strada non è consigliato soggiornare, pena il distacco degli arti), con poca luce, in metropoli moderne, curiose del nuovo. Gente autonoma, capace di sviluppare una propria maturità artistica, difficilmente colonizzabile, ma aperta. Nelle figurine Panini del jazz (che ahimè non esistono) al primo posto tra gli ambasciatori del jazz scandinavo (fregatene se continuo a chiamarlo così) sta di diritto Jan Garbarek. Norvegese classe '47, sassofonista e compositore, ha pubblicato quasi tutti i suoi lavori con la storica etichetta ECM. Caratteristici i suoi suoni acuti e prolungati, le sue armonie ambient (qualcuno, facendogli un torto, lo ha definito new age). E' stato componente del famoso European quartet con Keith Jarret.


Intorno a lui è fiorita una schiera di più o meno giovani musicisti e etichette discografiche. Ti segnalo su tutte la Rune Grammofon che ha fuso un interessante sperimentazione di elettronica e jazz, fregandosene del confine e spaziando in territori che a mio avviso possono costituire un serbatoio musicale che riconcili vecchi new-waver, jazzisti e giovani alla ricerca di un suono che dia voce alle proprie inquietudini. Il gruppo Fire! è un esempio di tale felice sintesi, ma soprattutto di quanto il jazz abbia difficoltà a morire, data la sua natura. Si tratta, infatti, di una musica che nasce e muore ogni giorno, meticciandosi grazie alla sua straordinaria duttilità. In questo il jazz più di ogni altra forma artistica ha fatto propria l'essenza della vita concedendo libertà e struttura minima all'arte e allo spirito per sostenerli entrambi senza limitarli. Se ne fotte dell'individualità e in ciò la sublima.


Per mantenere fede a questa libertà dentro alla playlist troverai varie ispirazioni che vanno dal jazz classico, all'introspezione, alla new wave con motore jazz e ad altri esperimenti che mi hanno incuriosito. Alcuni di questi musicisti li ho ascoltati dal vivo (pochi), altri no (molti). Un'ultima considerazione: del jazz scandinavo mi piace essenzialmente il misto di romanticismo (per quanto detesti il termine romantico) e abisso di solitudine. Sono coraggiosi, però mancano spesso di leggerezza che per un latino come il sottoscritto è essenziale, ma cosa diavolo puoi sperare da un popolo gelato che cucina radici in tempura al posto di una caprese?


Buon ascolto


Clicca e ascolta la playlist Chiedi a me Scandinavian Jazz su Spotify. Se ti è piaciuto questo articolo leggi anche il mio post su New London Jazz .


Se poi hai capito che il mio è uno stile di vita prima ancora che una passione per il jazz contemporaneo, allora leggi altri articoli del mio blog che parlano di libri. e romanzi da leggere assolutamente. Ti consiglio ad esempio la recensione dell'ultimo romanzo di Paul Auster, 4,3,2,1


In ultimo, questo blog esiste per farti conoscere il mio romanzo in uscita a marzo dal titolo Chiedi a Coltrane pubblicato da Emersioni (gruppo Castelvecchi). Come avrai capito dal titolo ha a che fare col jazz, perché il jazz non è solo musica ma un modo di vivere. Per saperne di più clicca qui.

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