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New London Jazz

Il Jazz contemporaneo ai tempi della Brexit


Il Jazz è morto? Viva il Jazz! La vitalità di certo tipo di musica la si valuta anche da quanto venga meticciata. Nel caso del Jazz si assiste negli ultimi anni ad una schiera di giovani artisti che a Londra stanno lavorando su nuove creature musicali o, più semplicemente, su strutture hip hop innervate nella musica Jazz, così da riuscire in taluni casi a renderlo digeribile anche a chi nemmeno conosce John Coltrane. Bene? Male?


Il processo è nato dal casuale incontro di artisti come Alpha Mist che si sono imbattuti nel Jazz semplicemente facendo sampling, ovvero cercando nuove basi per i loro pezzi. Riconoscendosi nella filosofia di un genere che ha nel suo DNA la libertà e che perciò è più di altri capace di inglobare ed essere inglobato, hanno spostato l'asse proprio su quei riff, mettendoli al centro del loro discorso musicale, digerendone la struttura che li aveva prodotti, legandola al tempo presente, alle radici sradicate di certa suburbia e alla parola in quanto verso rap. Non esiste uno standard, te ne accorgerai ascoltando la playlist che trovi in questo link e gli stessi autori e interpreti variano da quelli musicalmente evoluti, ai jazzman di strada.


Cito tra gli autori contenuti nella playlist oltre ad Alpha Mist, Binker e Moses, la tuba di Theon Cross di scuola jazz più solida (ha lavorato con Dave Douglas), Gogo Penguin e il celebrato Shabaka Hutchings.


Se desideri una playlist jazz da ascoltare assolutamente clicca qui. Dato che se sei arrivato a questa pagina significa che ami il jazz, ti segnalo il mio romanzo Chiedi a Coltrane, che uscirà a marzo 2019 per Emersioni (Gruppo Castelvecchi). Scritto sulle note della playlist che trovi cliccando qui, vive per metà nel notturno dei locali, legandosi al concetto che la vita nella sua parte migliore ha a che fare con l'essenza stessa del jazz. Se vuoi saperne di più clicca qui.


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