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Come McCoy Tyner e Coltrane possono cambiarti la vita

Il pianista e compositore Alfred McCoy Tyner è morto a 81 anni e con lui se ne è andato l'ultimo dei quattro componenti del quartetto che nel 1961 pubblicò "My Favorite Things", il leggendario jazz album inciso per Atlantic Records, il primo album nel quale John Coltrane suonò il sassofono soprano (in realtà lo aveva utilizzato per la prima volta in "Avant-Garde", album registrato sempre nel '60, ma pubblicato nel '66).
Premetto che questo post non vuole essere la celebrazione della luminosa carriera di McCoy Tyner e nemmeno la ricostruzione della genesi di un album, ma la storia di come un singolo brano, "My Favorite Things", possa cambiare una vita: la mia.
Il brano fu composto da Rodgers e Hammerstein. Riguardo la scelta del medesimo come meritevole d'incisione lo stesso Coltrane disse: «Cerco di scegliere... una canzone che abbia un bel sound, che sia orecchiabile... e poi provo a metterci sezioni in cui possiamo suonare parti solistiche... così finiamo per improvvisare all'interno di una melodia nota.»
La band che si chiuse in sala d'incisione nell'ottobre del '60 era composta da John Coltrane, sassofono soprano e tenore, Alfred McCoy Tyner piano, Steve Davis contrabbasso, Elvin Jones, batteria. Proprio con Elvin, McCoy litigò nel '65, ma la corda si era già spezzata artisticamente con lo stesso Coltrane che cominciava a percorrere la strada del Free Jazz che lo avrebbe portato ad "Ascension".
Per quanto mi riguarda esistono fondamentalmente due versioni di "My Favorite Things": quella incisa su disco e una eseguita dal vivo in Belgio nel 1965 disponibile su youtube. Dall'una all'altra c'è buona parte dell'universo musicale di Coltrane. Stesso brano, mondi diversi.
Dato che dovevo scrivere il post, oggi ho riascoltato entrambe. Prima ho preso un caffè, in un bar. La gente si pigiava al bancone come se niente fosse . A Firenze c'è un nervosismo sotto traccia, pronto a fibrillare, eppure si fa finta di niente. Negli auricolari l'attacco di John Coltrane nella versione da studio. Il pianoforte di McCoy Tyner segna ritmico il solco attorno al quale la melodia del soprano disegna le prime evoluzioni. Mi domando perché questo brano sia per me un totem, l'orifiamma del casato. Mi domando perché creda di dovergli la vita, il mio stesso modo d'essere. Quando un tizio al bancone, forse Belzebù, mi chiese una notte di mettere su il brano più importante, chiesi al barman un negroni e "My Favorite Things". Pago, isolandomi dalla canea. Decido di fumare un piccolo sigaro e di andare a comprarne un altro pacchetto. Attraverso un viale alberato. McCoy Tyner inizia dopo un paio di minuti il suo solo. riprende la melodia di Coltrane. Continua a rielaborarla, sebbene sfruttando le reiterazioni, quindi, entra in un registro narrativo. Sembra ricordarsi di memorie personali, qualcosa ormai di irraggiungibile, delicato e per questo così saldamente radicato.
Mentre cammino, ascoltandolo mi domando quali siano le cose che porto con me. Bagatelle, libri, oggetti senza valore, ricordi. Il primo giorno che riuscii a mettere le lenti a contatto, un abbaino caldissimo con vista sul giardino del Palazzo dei Congressi, la volta che riuscii a suonare col sax qualcosa che somigliava a "Summertime", le pagine de "Il viaggio al termine della notte" di Celine, i versi di Caproni, le risate fino a soffocare, le bevute d'un fiato, gridando al cielo incredibilmente stellato, le strade di notte, favolosi cortometraggi, i fiorai di Roma, l'alba, sensazione di libertà, fame di creare, feste di sconosciuti, il freddo a Berlino, Il fumo, certi locali, baci che non si saziavano, corpi, l'odore dei sigari sui vestiti, l'amore e il bicchiere colmo, la profondità, gli sguardi colti in mezzo a un locale, fiori oscuri e palpitanti, certe crepe nel muro, le mani, le ciminiere sbreccate, il brutto che ho sempre amato, la gentilezza di sconosciuti e la vita che trionfò nel momento esatto in cui .si ruppero le acque a Silvia e io fui spedito a pulire il tappeto.
Ascolto "My Favorite Things "e mi commuovo mentre cammino, piango perché McCoy Tyner è morto e perché tra i miei migliori ricordi lui c'è. Il racconto delle vite di noi tutti in ottantotto tasti. Miserabili, uniche affascinanti, sotto il cielo piovoso. tra miseria e virus, mi sembra per un attimo che la bellezza possa abbandonarci. E' per questo che piango, perché "My Favorite Things" è un pezzo della bellezza con cui sono cresciuto e che strenuamente difendo dagli altri e da me stesso. McCoy Tyner mi ha regalato un pezzo della mia coscienza che vuole vivere, respirare libera. Lo ha fatto nel suo assolo, in ciò che di me vi ho appeso, così come si appendono gli ornamenti a un albero di Natale. La bellezza è un virus che passa di cuore in cuore. E' inarrestabile, impossibile distruggerla ma quando alcuni tra gli artefici più grandi chiudono le ali per un attimo sembra collassare, pare che la terra intera si ritragga.
Tornando a casa mi sono fermato in cortile, mi sono accoccolato sul marciapiede e ho riguardato il video che trovate sotto.
Siamo nel 1965. Coltrane sta per bruciare come un cerino (nel 1967 sarebbe morto) e si è incamminato verso altre vie artistiche. McCoy Tyner , appena ventisettenne, è ancora con lui, splendido ma diverso da quello ascoltato nell'edizione in studio dello stesso brano. Le sue dita battono piatte e furiose sui tasti ed è passato dalla narrazione alla bruciante poesia, all'emozione violenta. Tutto brucia, magari non in questo cortile, ma è l'ora di gridare, di cambiare. Il sole opalescente si fa largo nel cielo plumbeo, sembra accecare i palazzi e noi tutti. Il brano, sebbene ripercorrendo la melodia si chiude in un crescendo abbagliante come questo sole malato. Siamo stanchi, McCoy, stanchi di non averti più, fin da adesso e per tutti gli anni a venire e di aver paura ogni volta che la bellezza si allontani irrimediabilmente da noi.
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