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Lee Konitz, muore la storia del jazz.

Lee Konitz è morto all'età di 93 anni al Lenox Hill Hospital di New York dopo aver contratto il Covid-19. Con lui se ne va uno dei più longevi, brillanti protagonisti della storia del Jazz. In attività dal 1943 ha mosso i suoi primi passi accanto a Lennie Tristano, Ha suonato con tutti i più grandi. Di seguito un piccolo elenco che è una sorta di enciclopedia del jazz con cui Lee ha fatto musica: Claude Thornhill. George Russell. Stan Kenton, Lennie Tristano Billy Bauer, Gerry Mulligan, Chet Baker, Sal Mosca, Warne Marsh. Max Roach, Elvin Jones. Gil Evans, Eddie Gomez, Jim Hall, Karl Berger, Dick Katz, Joe Henderson, Richie Kamuca, Marshall Brown, Ray Nance, Miles Davis. Bill Evans, Charles Mingus, Martial Solal, Bob Brookmeyer, Paul Motian, Paul Bley, Albert Mangelsdorff, Lars Gullin, Henri Texier, Charlie Haden, Phil Woods, Art Pepper, Ornette Coleman, Red Rodney, Brad Mehldau, Dave Holland, Kenny Wheeler, Bill Frisell, Michel Petrucciani ed altri. In Italia ha suonato tra gli altri con Stefano Battaglia, Franco Cerri, Enrico Rava, Enrico Pieranunzi, Franco D'Andrea,
E' passato dal sax tenore al contralto (aveva iniziato suonando la fisarmonica) ed è stato spesso identificato come un esponente del Cool Jazz. Questi sono i dati, ma con i dati non si fa la musica e neppure la passione, la spinta al cambiamento e alla bellezza che da essa deriva,
Lee Konitz era per me una sorta di rassicurazione, era la stessa musica jazz . Ogni volta che ne leggevo il nome sui cartelloni delle rassegne mi sentivo più sereno. Non consideravo la sua presenza una mancanza di fantasia dell'organizzatore, bensì una sorta di sfida alle luttuose leggi dell'eterno avvicendarsi. Se è vero che il jazz è una musica giovane e nasce nel 1917, lui lo aveva percorso in lungo e in largo, entrando e uscendo dalle porte del tempo. A volte ho, persino, pensato fosse il Dio del Jazz, non tanto per significatività del suo percorso musicale, quanto per presenza discreta e costantemente attiva. Dio se ne sta dietro le quinte, esiste e manovra, si diverte e respira libero. Dio è morto per liberarsi da pressioni e ansie che noi tutti gli mettiamo, per questo ho lungamente sospettato (e a maggior ragione oggi ) che Lee Konitz non fosse solo Lee Konitz.
I casi della vita vogliono, tra l'altro, che da qualche mese stessi approfondendo la conoscenza di Bill Evans con cui Konitz ha spesso lavorato, rappresentando tra l'altro un'eccezione alla formazione in trio solitamente praticata dal grande pianista. C'è un album del 1977 che stavo ascoltando con piacere proprio in questi giorni, Si chiama "Crosscurrents". Ve lo consiglio tra le decine di incisioni che potete trovare di Konitz.
In pratica nel progetto abituale formato dal trio che vedeva all'epoca Bill Evans al piano, Eddie Gomez al contrabbasso e Eliot Zigmund alla batteria è stato botanicamente innestato il duo Lee Konitz al contralto e Wame Marsh, abituale compagno di avventure di Lee, al tenore.
Solitamente con le piante la buona riuscita dell'innesto dipende da una tecnica perfetta, che consiste nel creare tagli dell'innesto e del portainnesto perfettamente coincidenti e nel giusto periodo. Nel caso di "Crosscurrents" la virtù deriva dal continuo interplay, dal vicendevole scambio, portato di una comune generosità, sensibilità e, appunto, da una tecnica perfetta. Il periodo era pure quello giusto. Bill Evans aveva iniziato il conto alla rovescia. Sapeva che il suo corpo stava collassando e aveva fame di musica. Era, come diceva lui stesso "suonato dalla musica" e trovò in Lee Konitz un moltiplicatore naturale di intuizioni. Rileggere gli standards faceva parte del loro comune ascoltare e reinterpretare. All'epoca erano due cinquantenni a cui la musica non faceva da tempo più paura. Erano loro, piuttosto, a far paura a uno stuolo di melomani d'accatto.
A riguardo una piccola nota. Lee Konitz è stato spesso accusato di aver suonato anche con chi non doveva, performer scadenti trovati per caso a seguito di inviti sparsi in tutto il mondo. Konitz era un musicista zingaro, un entusiasta della vita e del jazz, che andava spesso dove chiamato, innamorandosi dei luoghi e della persone (aveva tra l'altro un rapporto stretto con l'Italia). Credo, a riguardo, che nel jazz come nella vita l'importante sia il dialogo. Se non lo tentassimo quotidianamente con chiunque non sapremmo, non scopriremmo nuove frasi, un nuovo sentire, anche solo per scarto di quanto udito o vissuto. Le barriere prima che una difesa nei confronti dell'altro sono una gabbia che ci impedisce di evolvere.. La grande generosità di artisti come Lee Konitz, non a caso applicata al jazz, non deve essere giudicata. Il giudizio stesso è barriera, con tutto quel che ne consegue. Dio è sempre stato generoso e, soprattutto, se ne è fregato della pubblica opinione.
Oggi, quindi, alla storia della musica viene strappata una pagina, ma molti di noi che sentono di dovere al jazz prima di tutto un modo di essere, pazientemente la rimetteranno là dove stava, ovvero nei nostri gesti quotidiani, nelle nostre laiche preghiere.
Approfitto di questo affettuoso ricordo rivolto a Lee Konitz per ringraziarvi, oh voi tutti che leggete questo blog. Lo scorso mese il Blog "Chiedi a Me" ha avuto circa 1.000 lettori e avete letto 2.000 pagine lette. E' vero che siete chiusi in casa, ma grazie lo stesso! A proposito, vi chiedo la gentilezza di seguirmi su Facebook. Basta cliccare qui.
Se volete ascoltare altri progetti di Lee Konitz ecco a voi qualche scelta:
"Motion", realizzato nel 1960 in trio con il batterista Elvin Jones.
"The Lee Konits Duets" : duetti con con Jones,Eddie Gomez,Jim Hall,Karl Berger,Dick Katz,Joe Henderson,Richie Kamuca,Marshall BrowneRay Nance.
"Stereokonitz" del '68 inciso per RCA con i migliori musicisti jazz italiani (Rava, D'Andrea, Tommaso, Munari)
Ok, il resto cercatevelo da soli. Besos.
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Consiglio di leggere anche:
L'articolo pubblicato su McCoy Tyner a seguito della sua morte. Clicca qui.
Theo Cross con "Fyah" uno dei migliori lavori del 2019, esempio della nuova scena jazz londinese.
L'ultimo post che magari non hai letto è su Legacy dei Pericopes + 1, pubbllicati dalla magica Auand, etichetta italiana che sforna talenti jazz. Secondo me è meglio se ci dai un'occhiata
Se vuoi ascoltare alcune mie playlist clicca qui , oppure ascolta la mia playlist su Bill Evans.
Per saperne ancora di più, compresi i dati di lettura de blog leggi "Evans, Coltrane e Akinmusire alla festa del Jazz & Book Blog "Chiedi a Me"!"
Se vuoi scoprire i Ghost Horse col loro splendido "Trojan", menzionato da Musica Jazz come uno dei migliori progetti jazz dell'anno clicca qui.
Se hai voglia di saperne di più sul mio romanzo "Chiedi a Coltrane" edito da Emersioni (non te lo consiglio) clicca qui;
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