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10 jazz album da ascoltare: 2 - I love you so much it hurts di Franco D'Andrea e Ernst Reijseger

Aggiornamento: 21 set 2019


I love you so much it hurts - Ernst Reijseger, Franco D'Andrea

"For I never dreamt that you'd be

loving sentimental me

in A Sentimental Mood I can see.

The stars come through my room

while your loving attitude is

like a flame that lights the gloom."


Pronunciale queste parole, masticale nel buio di una stanza illuminata dalla sola brace di sigaretta. Pensa se le hai mai dette o anche soltante pensate, se la tua anima sia mai stata scossa fino a questo punto. Il brano "In a sentimental mood" composizione di Duke Ellington è datato 1935, mentre le parole furono scritte più tardi da Irving Mills e Manny Kurtz. Il brano suona nel disco di Franco D'Andrea (pianoforte) e Ernst Rijseger (violoncello), viene "usato" insieme ad altri per narrare le diverse stazioni dell'amore, sentimento raccontato in ognuna delle 11 tracce di "I love you so much it hurts". Non è l'amore idealizzato ma qualcosa talmente intenso da essere disturbante. Quando due amanti entrano l'uno nell'altrui intimità si forma come una bruciatura sul cuore, qualcosa che affama e disturba, appaga nell'attimo per tornare ad essere fame, inquieto presagio del futuro. Come può, infatti, qualcosa di così intenso durare? Muterà, diverrà altro, ma potrà essere sufficiente, dato che già non basta il suo massimo?



A light day - Franco D'Andrea

Prima di inziare a scrivere questo post ero tentato di presentarti l'ultimo solo di Franco D'Andrea, "A light day", splendido doppio da poco uscito che recupera e rielabora le antiche passioni dixieland e free del Maestro o l'altro piano solo, "Today" del 2013, ma alla fine ho ceduto al sentimento, alla narrazione, recuperando questo progetto in duo datato 2002.


E' un disco che amo, inutile girarci intorno. Purtroppo non ho mai assistito all'esibizione del duo, così, ostinatamente, li ho cercati per anni in performance solo, in modo che potessi idealmente assemblare il loro approccio musicale. Quello di Franco D'Andrea incarna in questo disco il progressivo scarnificare l'arte, rendendola essenziale. Singole note, determinanti nel passaggio musicale, le architravi dello stesso, lasciate sole insieme all'ombra del loro silenzio, senza intonaco, a nudo, giocando con la memoria di chi ascolta. Non a caso vengono eseguiti brani popolari come "Night & Day", "Ma l'amore no," "Amore baciami".


In "Night & Day" l'archetto di Ernst Reijseger scava di continuo in un lento lavorio, qualcosa che il cuore solo conosce e che accade quando si strugge insieme alle carni. E' la resa del sentimento che si fa desiderio, che diviene suono. Splendido! Reijseger ha l'abitudine di utilizzare il violocello sino quasi a insolentirlo, fino a ridicolizzarlo, specie dal vivo. Utilizza questa tecnica per indole e perché gli consente di far affrontare al pubblico passaggi di tale rarefazione in cui è difficile persino respirare. In questo viaggio, però, si mette al servizio del sentimento, prendendosi, questo sì, la parte del narratore dell'altra faccia dell'amore. La parte più oscura, febbricitante e insieme al piano di D'Andrea, alle poche note che distilla, o ai passaggi percussivi di ritmi afro, quali quelli contenuti in "Afro abstraction" , il tutto riceve la descrizione più credibile. Alludono entrambi all'amore, esaltando le dolenti incertezze di brani come "Ma l'amore no" incisa originariamente nel 1943 e cantata da Alida Valli nel film "Stasera niente di nuovo" . In alcuni passaggi diviene una sorta di blues grazie al violoncello di Reijseger e la musica, così intensamente vissuta dai due artisti, un oggetto capace di raccontare l'essenza senza dire dire.


L'ho canticchiata, sì, l'ho canticchiata spesso. Accennavo le parole con voce roca nella penombra di una stanza dopo aver fatto l'amore o nella tregua che il silenzio notturno offre per ristorarsi.


Guardando le rose fiorite stamani io penso: domani saranno appassite E tutte le cose son come le rose che vivono un giorno un'ora e non più! Ma l'amore, no l'amore mio non può disperdersi nel vento, con le rose Tanto è forte che non cederà, non sfiorirà! Io lo veglierò, io lo difenderò da tutte quello insidie velenose che vorrebbero strapparla al cuor! Povero amor! Forse te ne andrai... d'altre donne le carezze cercherai... ahimè! e se tornerai già sfiorita ogni bellezza troverai in me! Ma l'amore no l'amore mio non può dissolversi con l'oro dei capelli! Fin ch'io vivo sarà vivo in me, solo per te!


Eppure il mio brano preferito resta "Amore baciami", tanto bello da dedicargli una delle scene che credo siano più riuscite del mio piccolo romanzo "Chiedi a Coltrane". Un'assenza così vividamente descritta, quella di due amanti che promettendosi tutto, sanno di essere niente più che il loro stesso bacio, ormai già consumato. L'aleggiare del violoncello, quasi un gabbiano malinconico, sul bacio dei due amanti, rende la scena cinematografica e al tempo stesso dannatamente vera, e mi commuove sino alle lacrime, per via della consapevolezza che quello stesso bacio è soprattutto una fuga sospesa tra la vita e la morte, talmente insignificante da divenire eterno. Un capolavoro, signor mio, e se non ti piace capirò. Saprò che il mondo dovrà presto finire per lo sperpero e il misconoscimento di ciò che è più che arte: è la vita stessa.


Se ti è piaciuto il post ti consiglio di leggere la serie di articoli dedicati a 10 dischi da conoscere assolutamente. Inizia da scoprire cosa hanno a che fare Bill Evans e Luciano Troja, rispettivamente con "Explorations" e "At Home with Zindars". Da qui in poi troverai tutti i link che ti serviranno.

Ti consiglio anche il post sul nuovo Blue World, il capolavoro riscoperto di John Coltrane.

Considera, infine, che sei approdato in un blog di libri e jazz. Se ti piacciono i romanzi ti consiglio di leggere anche il post Romanzi ispirati dal jazz oppure "Chiedi a Coltrane e altri romanzi invisibili in libreria" tenendo conto che "Chiedi a Coltrane" è il mio romanzo.

Un romanzo che ho particolarmente amato e recentemente recensito è Tutto quello che è un uomo di David Szalay. Clicca qui per leggere la recensione.


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