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10 jazz album che faresti meglio ad ascoltare: 1 - Origami Harvest di Ambrose Akinmusire
Aggiornamento: 28 lug 2019

Parlare di Jazz iniziando dal testo di un brano non è consueto, ma scrivo di ciò che mi pare, per cui...
Nei versi di Origami Harvest di Ambrose Akinmusire (pubblicato nel 2018) c'è qualcosa di denso, lo spirito delle strade notturne, deserte, quelle dove l'afa e la povertà si mischiano in un odore acre. Quelle che piacciono agli adoranti della salvifica estetica del miserevole e quelle che sono così come sono. Per Ambrose hanno scritto poeti di strada come Victor Vazquez e Kool A.D.. Origami Harvest è un progetto commissionato da Judd Greenstein per il Manhattan's Ecstatic Music Festival e Kate Nordstrum responsabile della St. Paul's Liquid Music Series, come a dire che chi ti da i soldi mica ti ruba l'anima se sei bravo a non vendergliela. Ambrose sta in giro, non nel chiuso dei jazz club. Ambrose non guarda le persone, ma ci parla, si china sul selciato, solleva lo sguardo per capire da dove sia partito il colpo, chi lo abbia sparato e perché. Non è disilluso, distante, è ancora incazzato. Ma sa e chi sa conosce la differenza che c'è tra picchiare duro, stravolgendo la realtà, rendendola di un colore solo e alludere alla verità. Lui sa, per cui stringe l'anima in un palmo e spremendola ne distilla i diversi colori. Musica da camera (grazie al gruppo d'archi newyorkese Mivos Quartet), jazz, voce (LmbrJck_T) e rapp (Kool A.D.), synth distorti di Michael Aaberg, reiterati che nemmeno Il Guardiano del Faro (Dio mio cosa ho scritto..), piano (Sam Harris) e batteria (Marcus Gilmore).
Please Please slide through the avenue Diagonal Please slide through the avenue Diagonal Travelling Space time Hold existence like a waist line I’m dancing with it
America, Americana, America nah...
Il Jazz è ancora tra noi. Agli albori del novecento ha raccontato di un popolo gettato in catene nell'inferno dei bianchi e da quella tragedia è divenuto musica di tutti (bianchi, neri e beige), di tutti coloro che hanno bisogno di cercare la propria strada, che hanno sete di libertà quella che serve a rendere vissuti i giorni che ci toccano in sorte. Il jazz è ancora tra noi quando suona Ambrose, arrabbiato come solo i Giusti sanno, mantenendo la lucidità e il dominio della propria ira, facendo propria la visione universale che solo bellezza concede. La tromba di Ambrose partecipa, lascia spazio, si tira via da parte, diventa esile e sottile, costruisce la melodia, la sminuzza, si avventura in viaggi solitari, là, più in alto, troneggia, vola e precipita. La tromba di Ambrose partecipa nel più puro spirito jazz, laddove il protagonismo è colpa. La batteria di Gilmore sembra accompagnarlo per strada, tra le fiamme, la morte e i fantasmi che escono dai tombini, tra le persone, i ragazzi incappucciati e davanti al cadavere di Trayvon Martin, ucciso da un vigilante. A lui è dedicata la splendida A blooming bloodfruit in a hoodle, qualcosa che suona come un fiore di sangue dentro ad un cappuccio. Finisco allora con questa storia: verso le sette di sera del 26 febbraio 2012, Trayvon, un ragazzo di 17 anni, esce da un negozio e cammina lungo una strada di Sanford, in Florida. Martin. Non ha precedenti penali, è disarmato e gira con una felpa con il cappuccio sollevato sulla testa, portando con sé una bibita e un pacchetto di caramelle. George Zimmerman – 29 anni, vigilante volontario delle ronde di quartiere – insospettito dal ragazzo, decide di segnalarlo alla polizia chiamando il 911 (il numero per le emergenze negli Stati Uniti). Inizia a seguirlo con la macchina, ma invece di aspettare l’arrivo della polizia decide di scendere e andargli incontro. Una discussione, uno sparo, un cuore rotto. Quel che si dice funzioni vitali cessate. Zimmerman è stato assolto grazie a una particolare legge sulla legittima difesa, approvata in diversi stati americani: quella basata sul principio del cosiddetto Stand Your Ground, che permette di sparare anche se ci si sente soltanto minacciati. È una delle leggi più permissive e controverse degli Stati Uniti e garantisce l’immunità a chi spara anche solo con “il ragionevole timore” di essere in pericolo di vita o di essere ferito gravemente.
"La fame La sete famelico Oh, l'energia selvaggia Non potrei mai rallentare Oh, basta rallentare Lo spettacolo continua Gli spiriti tremanti si svegliano nella notte inquieti In un morso dell'oscurità Wow, ora questo America America Americana Amerika nah! Il grande mostro. "
La finisco qui, finisco con la triste storia di un ragazzo ucciso, con un inciso del testo tratto da Miracle and streetfight di Ambrose Akinmusire, con la certezza che il jazz sia ancora vivo, perché ingloba e si lascia inglobare senza paura, restituendo sempre qualcosa che porta più in alto, e che le sei tracce dello splendido Origami Harvest sono uno dei 10 progetti jazz che faresti meglio ad ascoltare in quel che resta di questo 2019. A questo punto ti basta attendere che scriva degli altri 9. Quando avrò tempo, ovviamente. Detesto chi mi mette fretta.
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